CONSIGLIO DI ZONA 17 maggio 2017
Preparandoci all’ingresso del nuovo Vescovo Gian Carlo
Perché ci sono i vescovi?
“Lo Spirito garantisce la continuità fra il tempo di Gesù ed il continuo tempo della Chiesa… Certamente ci sono tanti fattori storici di continuità, ma tutti devono essere sostenuti e animati dallo Spirito. Se il tempo della Chiesa rappresenta per tutte le generazioni l’oggi della salvezza, lo è appunto per l’opera dello Spirito. E’ lui che fa risuonare ancora, nella Chiesa, la Parola di Dio come parola viva di Gesù, per noi decisiva”.
Dal catechismo dei giovani
Gesù per rimanere, come promesso, sempre con noi ha effuso lo Spirito e ha voluto e inviato la Chiesa. E’ Sua volontà fare del gruppo dei discepoli, con a capo Pietro, una vera e propria comunità stabile (la Chiesa) e affidare ad essa, nel tempo e nello spazio, la missione apostolica di fungere, mediante l’effusione dello Spirito, da visibile ed universale punto d’incontro dell’umanità con Lui stesso e con la Sua presenza che salva.
Negli Atti degli apostoli (prendi ad esempio l’elezione di Mattia At 1,15-26) vediamo che la Chiesa, pur attraverso valutazioni, pratiche e modalità umane, agisce nel desiderio e nella convinzione di compiere atti secondo la volontà divina con lo scopo di consolidare nel tempo quello che è il ruolo originale dei Dodici Apostoli (“testimoni della resurrezione”), all’interno di una realtà in cui riveste un ruolo primaziale Pietro e che ha una struttura necessariamente collegiale (“insieme con noi”…“associato agli undici”).
Che significa “vescovo”?
Vescovo (dal greco epi-scopos: preposto – supervisore) è il nome che si è andato ben presto imponendo per designare, nella comunità cristiana, quel credente che viene investito dell’indispensabile e alto incarico di partecipare alla successione apostolica. Cristo promise agli apostoli lo Spirito Santo e il giorno di Pentecoste lo mandò dal cielo, perché con la sua forza essi gli fossero testimoni fino alla estremità della terra, davanti alle nazioni e ai popoli e ai re. E gli Apostoli lo hanno trasmesso ai loro successori con l’imposizione delle mani ed esso è stato trasmesso fino ad oggi nell’ordinazione episcopale
La missione del vescovo: Il Vescovo è il responsabile di una Diocesi e per istituzione divina (cioè che l’ha ricevuta dal Signore ) è il successore degli Apostoli quale “Pastore” della Chiesa. Gesù risorto appare a Pietro sulle rive del Lago e gli consegna un compito dicendo “ Pasci le mie pecore”. I Vescovi hanno la missione di predicare il Vangelo ad ogni creatura. Nella sua Chiesa locale il vescovo è «il visibile principio e fondamento dell’unità» (LG, 23), cioè della comunione di tutti i fedeli e del collegio dei ministri, vale a dire dei presbiteri, diaconi e altri ministeri ecclesiali.
C osa indossa il vescovo: il significato delle insegne
ANELLO segno di fedeltà alla Chiesa, sposa di Cristo “Ricevi l’anello, segno di fedeltà, e nell’integrità della fede e nella purezza della vita custodisci la santa Chiesa, sposa di Cristo”. (Dal rito di ordinazione)
MITRA impegno alla santità “Ricevi la mitra E risplenda in te il fulgore della santità, perché quando apparirà il Principe dei pastori, tu possa meritare la incorruttibile corona di gloria”. (Dal rito di ordinazione)
BASTONE PASTORALE riferimento al ministero di pastore del vescovo, indica il suo ruolo di guida del popolo di Dio “Ricevi il pastorale, segno del tuo ministero di pastore: abbi cura di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come vescovo a reggere la Chiesa di Dio”. (Dal rito di ordinazione)
La natura ecclesiale dell’Agesci
Articolo 1 dello Statuto AGESCI
Art. 1 – L’Associazione
L’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI), costituitasi in Roma nel 1974 dall’unificazione dell’Agi e dell’Asci, è una Associazione giovanile educativa, che si propone di contribuire alla formazione della persona nel tempo libero e nelle attività extra-scolastiche secondo i principi e il metodo dello scautismo ideato da Baden-Powell, adattato ai ragazzi e alle ragazze nella realtà sociale italiana di oggi.
L’Associazione, quale iniziativa educativa liberamente promossa da credenti, vive nella comunione ecclesiale la scelta cristiana. Nell’azione educativa, l’Associazione realizza il suo impegno politico, al di fuori di ogni legame o influenza di partito e tiene conto dell’operato degli altri ambienti educativi.
L’Associazione non ha alcun fine di lucro; svolge la propria attività nel rispetto della libertà, dignità e uguaglianza degli associati e dei principi di democrazia.
Lettera della Conferenza Episcopale Italiana all’Agesci Roma, 18 dicembre 1976
Mi è gradito comunicarvi che il Consiglio permanente della CEI, nella sessione del 12-14 ottobre scorso, ha approvato gli articoli 1.2.3.8, da voi sottopostigli, dello statuto dell’Agesci, incaricandomi di accompagnare tale comunicazione con le seguenti considerazioni.
1. Innanzitutto torna di gioia ai vescovi che conoscono le belle tradizioni dello scautismo cattolico del nostro paese e i meriti di formazione umana e cristiana acquistati nel corso ormai di lunghi anni presso molte generazioni il gesto da voi compiuto nel chiedere un’approvazione, volentieri concessa, a segno di rinnovato proposito di comunione ecclesiale.
2. Questa comunione ecclesiale, perno di tutto l’insegnamento del Concilio Vaticano II, non può non starvi sommamente a cuore. Essa, in un momento di confusione e di contestazione e di episodi di dolorosa lacerazione della medesima, è invece condizione indispensabile per la partecipazione, nell’unica fede, alla missione evangelizzatrice di Cristo, di cui nell’impiego educativo la vostra associazione vuol essere un’espressione.
Ed è insieme garanzia di fecondità spirituale nel vostro lavoro, e di credibilità ed edificazione nel vostro ambiente.
Abbiate cura di alimentarla, nel contatto e nel dialogo franco e rispettoso con i vostri pastori, in libertà e fedeltà di collaborazione con il loro magistero pastorale, come pure nel contatto e nel dialogo con gli assistenti ecclesiastici che rappresentano in mezzo a voi i vostri pastori.
3. Nella comunione ecclesiale, e nella collaborazione pastorale, voi vi inserite con metodo vostro, già collaudato e sperimentato, ma sempre dinamicamente aperto alle sane acquisizioni e alle giuste esigenze dei tempi. In questo continuo processo di adeguamento, l’Associazione, sensibile ai rapidi mutamenti socio-culturali, si è trovata di fronte e si è posta il problema della “coeducazione”; l’ha considerato con responsabile attenzione e ne ha orientato la soluzione, per l’oggi, con le indicazioni ritenute più idonee.
Sarà prudenza attenersi in un problema per noi di tanta delicatezza, facile all’arbitrarietà delle interpretazioni e delle applicazioni, e all’incoerenza delle conseguenze sul piano stesso della formazione alla luce costante della Parola di Dio, delle raccomandazioni conciliari contenute soprattutto nella dichiarazione Gravissimum educationis, e delle direttive dei vescovi e delle Conferenze episcopali regionali.
Così l’Associazione consentirà veramente ai giovani di crescere, in coerenza e limpidità, verso la maturità cristiana, e di rendere, anche in questo settore della loro vita comunitaria, serena testimonianza della fede ecclesiale.
4. Ancora nello spirito della comunione ecclesiale, converrà ripensare l’educazione della coscienza sociale e politica, tanto importante e urgente ai nostri giorni, nei quali il Concilio ha ripetuto a tutti i cristiani il dovere della presenza e della partecipazione alle necessità ed alla vita degli uomini e del mondo. Questa presenza e questa partecipazione, da parte di un’Associazione ecclesiale, non potrà non riflettere il volto, ossia i fini ed i modi dell’essere e dell’agire della Chiesa nel mondo. Nel pluralismo attuale, pertanto, essa dovrà, da un lato manifestare l’originalità cristiana che la contrassegna mantenendosi libera, superiore e critica di fronte ad ogni ideologia; e, dall’altro, illuminare i propri aderenti, perché operino nel sociale e nel politico con capacità di analisi e di lettura delle esigenze e dei segni dei tempi, in consapevole e ragionata adesione ai principi della rivelazione e alle chiarificazioni apportatevi dalla Chiesa.
5. I vescovi del Consiglio permanente guardano con fiduciosa attesa ai rinnovati propositi di comunione ecclesiale della vostra Associazione, e mentre da parte loro faranno il possibile per assicurare alla vostra Associazione sacerdoti che valgano ad assisterla convenientemente ne sperano e auspicano frutti abbondanti di bene che concorrano con le altre associazioni e movimenti e comunità, “a rendere la Chiesa del XX secolo sempre più idonea ad annunciare il Vangelo all’umanità del XX secolo” (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 2). Con i sensi di stima ed auguri di ogni bene.
† Luigi Maverna, Segretario generale
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